Q&A: Victor Carrasco

Victor Carrasco ha iniziato la sua carriera professionale al termine di una laurea in ingegneria del design industriale presso l’Università politecnica di Valencia. Dopo quasi un decennio di stretta collaborazione come fondatore e direttore creativo e strategico di Viccarbe, Carrasco ha cominciato a sviluppare propri progetti basati sulla sua capacità unica di prevedere le tendenze, sulla sua passione per l’apprendimento e sulla sua comprensione di sintesi, equilibrio, differenziazione e crescita sostenibile.

Come designer industriale Carrasco ha collaborato con diverse aziende internazionali, tra cui Vibia, con cui ha un rapporto tuttora in corso. La sua ultima creazione per Vibia abbatte le tradizionali barriere architettoniche introducendo una lampada da terra adatta sia agli ambienti interni che esterni. Disponibile in una gamma di colori rilassanti, Out è costituita da una base e da un paralume conici collegati da un’asta che si estende verticalmente nello spazio prima di curvarsi in un ampio arco dal carattere romantico.

Quando e come hai scoperto la tua passione per il design? Ricordi la tua prima creazione?

Da bambino passavo le giornate a riparare oggetti con mio nonno, che mi aiutava a gestire la mia dislessia. Discutevamo dell’estetica di ogni riparazione, perché gli ingegneri tendono a essere decisi ma poco inclini alle emozioni. Era questo il punto centrale della nostra conversazione, perché io sono sempre stato sensibile all’estetica. Più che una prima creazione, ricordo delle riprogettazioni: molte delle cose che avevamo in casa non mi convincevano e io le personalizzavo, il che consisteva essenzialmente nel semplificarle.

Cos’è che rende autentico un design? Cosa rende qualcosa intramontabile?

Al centro dei miei interessi c’è il valore aggiunto, che io cerco ovunque si trovi, o meglio, ovunque dovrebbe trovarsi.

“Quando sento dire che tutto è già stato inventato, non smetto mai di sorprendermi. Credo che tutto sia ancora da creare.”

La differenziazione è la pietra angolare di tutti i progetti, non c’è settore che faccia eccezione, ma la complessità arriva quando la differenziazione viene ricercata con un linguaggio sobrio e intramontabile.

“Quando non si riesce a semplificare ulteriormente un progetto, quando si vede e si sente che è sempre stato lì, allora si capisce che ha senso.”

Come riesci a trovare un equilibrio tra funzionalità ed estetica?

Come ingegnere, la funzione per me rappresenta un must, soprattutto lavorando con Vibia, un marchio che si distingue per le sue prestazioni sempre di altissimo livello. Che il movimento del vento non influisca sul modo in cui la nostra lampada ci illumina in giardino, che l’arco sia in un unico pezzo, che le giunture siano eleganti come le proporzioni dell’insieme… quest’armonia silenziosa può risolvere l’estetica, se fatta con criterio. È un piacere per un designer avere un team di ingegneri come quello di Vibia, sempre pronto a risolvere i dettagli con eleganza.

Come definiresti il tuo stile di lighting designer? La luce è un mezzo difficile con cui lavorare?

L’illuminazione è probabilmente uno dei campi più complessi e stimolanti del design, perché la luce è difficile da governare. Il mio modo di lavorare è una costante ricerca di equilibrio. Vengo dal Mediterraneo e quindi il mio bagaglio genetico è ereditato da romani, visigoti e musulmani. Si potrebbe dire che sono progettato per la collaborazione, sono curioso e mi adatto naturalmente a situazioni e scenari differenti. Immagino che questo cocktail di culture influenzi il mio lavoro.

Qual è la chiave per creare un’atmosfera di benessere?

Mi appassiona studiare le cose a venire, e ciò che verrà dopo ancora. Ho trascorso moltissimi anni della mia vita viaggiando da solo per il mondo e parlo molto tra me e me. Mi piace cercare di indovinare cosa succederà “domani”, è una specie di gioco che rende il viaggio più piacevole.

“Credo che gran parte del futuro del benessere nei nostri ambienti derivi dall’illuminazione, che ha una chiara influenza sul nostro stato emotivo, e quindi scommetto su soluzioni confortevoli e discrete che ci procurino serenità ed equilibrio mentale.”

Gli anni a venire saranno così dirompenti che è importante che i nostri ambienti ci aiutino a rafforzare la creatività e la collaborazione.

Di Out si è detto che è dotato di un’estetica romantica. È sempre stata questa la tua intenzione? Qual è stata l’ispirazione per Out?

Immagino che questo romanticismo derivi dalla sua curva sensuale, delicata e tecnica al tempo stesso perché risolta in un unico pezzo. La mia ispirazione è l’evidenza, il recupero dei linguaggi quotidiani per trasformare l’ovvio in oggetto di desiderio. Ottenere molto con poco.

“È una responsabilità creare un nuovo progetto per Vibia a partire da un gesto semplice, una curva discreta e delicata accompagnata da due coni, perché rimanga sempre con noi.”

Lo spazio outdoor sta diventando sempre più essenziale negli ambienti privati, pubblici e commerciali. Out è un ibrido: porta all’esterno l’intimità dell’illuminazione interna. In quali modi ti aspetti che venga utilizzata Out?

Credo che la soluzione a tutti i nostri problemi stia nell’equilibrio, nella moderazione. Evitando la polarizzazione e gli estremi, la destra e la sinistra. Io vedo l’esterno come un prolungamento morbido dell’interno. Vorrei che la linea che separa il soggiorno dalla terrazza diventasse sempre più sottile. Di fatto già oggi vediamo mobili da esterno, tappeti e altri elementi sempre più simili a quelli che ritroviamo negli interni, e viceversa.

Qual è stato il criterio di scelta della palette di colori per Out? In che modo il colore influenza la nostra percezione di uno spazio?

Conviviale, calorosa e duratura. È dimostrato che il colore, come l’illuminazione, influenza il nostro stato d’animo indipendentemente dal denere, dall’età o dallo status.

Quali destinazioni di viaggio consiglieresti a un collega professionista o a uno studente di design o architettura?

Il Giappone, perché più che un altro paese è un altro pianeta. I giapponesi hanno una sensibilità e delle radici così profonde che sono maestri nel saper leggere l’aria, Kuuki wo Yomu, un processo con cui decifrano le intenzioni senza bisogno di verbalizzarle, un’abilità che considero necessaria per chiunque, ma soprattutto per i creativi.

Qualcosa che non manca mai nel tuo frigorifero?

L’acqua, è l’unica cosa che bevo e la adoro.

Vibia The Edit - Introducing Out
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